Lo sharenting è un fenomeno che alimentiamo ogni giorno senza rendercene conto, quando condividiamo foto e video dei nostri bimbi. Ma nasconde rischi come il cyberbullismo e il furto di identità digitale. Ce ne parla uno dei massimi esperti nazionali di Sicurezza Informatica, Sergio Napolitano, manager di Aruba.

Che cos’è lo sharenting (e perché non va bene)
Con il termine sharenting si indica una condivisione online e costante di foto, video, ecografie, storie dei propri figli, da parte dei genitori (o adulto di riferimento). Spesso questa condivisione avviene senza chiedere/ricevere il consenso dei soggetti protagonisti. A volta perché il consenso non viene loro richiesto, altre perché sono troppo piccoli per capirne le conseguenze e dire di no.
Il neologismo, coniato negli Stati Uniti, deriva dalle parole inglesi share (condividere) e parenting (genitorialità). E per essere ancora più precisi, in molti casi, si può utilizzare il termine over-sharenting, ovvero l’eccessiva condivisione di materiale.

Una genitorialità che condivide tutto verso l’esterno, consegna al pubblico aspetti che dovrebbero rimanere nella sfera delle conoscenze dirette e nella cerchia degli amici più stretti.
Fonte Save the Children
Cosa fare? Infokids lo ha chiesto ad uno dei massimi esperti nazionali di Sicurezza Informatica, Sergio Napolitano, Internal Audit di Aruba: “Intanto chiediamoci sempre: perchè sto condividendo questa foto? È davvero utile e necessario? Per evitare di scivolare in una condivisione automatica, fatta senza pensarci troppo su”.
E del resto, il fatto che pubblicare e condividere online sia tecnicamente così semplice, non significa che sia un’azione priva di rischi. Anzi. “Oggi come oggi – continua Napolitano – ci vuole poco per generare una foto di un adulto a partire dalla foto di un bambino. Poi attribuirgli dei reati o creare documenti di identità falsi. Quindi ricordiamoci sempre di coprire o sfocare il volto dei minori con app con Animal Face o Blur e di eliminare i metadati di geolocalizzazione dalle foto, basta andare nelle impostazioni del proprio smartphone”.
Tra i rischi principali, ci sono il cyberbullismo, di cui sono tristemente piene le pagine di cronaca e l‘adescamento online da parte di malintenzionati. Dunque, anche se a monte ci sono motivazioni comprensibili, lo sharenting non è mai la scelta giusta.
E se la zia si è trasferita in America e non ha più modo di vedere il nipotino, pppure una mamma o un papà lavorano fuori sede e vorrebbero tanto recuperare il momento del bagnetto, meglio usare altre soluzioni, protette da password.

“Per condividere le immagini dei nostri bimbi ci sono molte alternative ai social (e a WhatsApp). Ad esempio Dropbox, Smash, Wetransfer, Mega. E se proprio non resistete alla tentazione e alla comodità dei social, create almeno una pagina privata, non pubblica, e non intestata al minore”.
Sergio Napolitano