Il suo nuovo libro, Con le mani nella carta, è un inno alla manualità e alla precisione, per riscoprire, con leggerezza ma non troppo, come divertirsi offline. “Tocchiamo il mondo con le mani, sono loro che ci aiutano a mettere in fila i pensieri”.

Anima, occhi e mani. La poesia del fare.
Un libro che è mille libri, dove non ci si annoia mai, né con le parole né con le immagini. Con le mani nella carta è la nuova fatica editoriale di Antonella Ranieri, formatrice e atelierista, già cultrice della materia all’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara (in Storia della Letteratura per l’Infanzia), con un passato sospeso tra Giurisprudenza e Risorse Umane.
Il manuale è una sintesi di esperienze, progetti e laboratori tenuti negli anni nelle scuole d’Italia, soprattutto in Abruzzo, dove l’autrice vive e lavora. Si snoda in un centinaio di pagine, tutte animate da una certa onestà intellettuale.
“Su questo voglio essere chiara – esordisce l’autrice -. Lavorare con i minori non significa improvvisare né improvvisarsi, ma studiare, fare ricerca, misurarsi con i propri limiti e trasformarli in potenzialità”.

Antonella Ranieri afferma che il punto di partenza per ogni attività che abbia a che fare con i più piccoli è “la capacità di osservare i bambini, dare loro la possibilità di sbagliare e poi prepararsi ad accogliere l’imprevisto. È da qui che si capisce se l’adulto sta rispettando l’infanzia. Ci vuole sempre un buon equilibro tra creatività e rigore”.
Il libro presenta un’interessante raccolta di lavori manuali organizzata su otto capitoli interdisciplinari, studiati per divertirsi e imparare, più o meno senza volerlo, a “mettere in fila i pensieri”. Non mancano cenni storici sull’origine del libro e basi rap con tanto di QRCode.
La direzione scientifica (del libro e della collana Scuola Creativa Lab) è affidata ad Alessandra Falconi, in collaborazione con la casa editrice Erickson che pubblica il testo. Proprio nella prefazione, la stessa Falconi riflette su come un “foglio di carta diventi un esercito di semplicità” e su quanto possa essere utile, per l’adulto e per il bimbo, avere in classe un “libro delle scoperte” come questo.

Il lavoro si rivolge infatti prevalentemente alle maestre dell’infanzia e della primaria, ma non solo, essendo una raccolta minuziosa, colorata e piacevole di spunti che si possono mettere in pratica anche in casa: dai timbri di carta crepla ai teatrini tascabili, fino alla realizzazione di un libro vero e proprio, che può essere senza pieghe, a tunnel, a leporello (sonoro) o addirittura rotondo.
È così che Con le mani nella carta strizza l’occhio al mondo iperdigitale, dando la prova che un’infanzia offline non é solo possibile ma doverosa e testimoniando che la crescita passa pur sempre dal contatto, dall’osservazione e dal fare. E del resto è tutta qui la sua poesia, così sapientemente legata a quel verbo greco, poiein, che significava appunto fare, produrre, creare.
