Cosa significa davvero intercultura? E come valorizzare le somiglianze senza eliminare le differenze? I silent book sono mezzi potentissimi, raccontano una storia senza bisogno di parole e possono aiutarci a comunicare meglio.

Libri senza parole per imparare a comunicare con l’altro
I silent book sono libri di sole immagini. Restituiscono una storia con tanto di personaggi, uno svolgimento, uno o mille insegnamenti, arrivando direttamente all’anima, e senza usare nemmeno una parola.
Eppure, nel mio quotidiano di libraia, mi confronto continuamente con una certa resistenza, da parte degli adulti, per questo genere di libro, che in realtà è potentissimo. Un silent book è pura magia, possibilità infinita, sublimazione di una narrazione senza confini.
I bambini già lo sanno, grazie alla loro capacità di comunicare su altri livelli e di leggere le immagini e farle proprie, liberi da quegli schemi mentali che le parole contribuiscono a creare. Ma potrebbero riscoprirlo anche gli adulti, quelli che si lasciano andare.

I silent infatti, sono libri che danno la possibilità di andare oltre le barriere linguistiche e culturali, sono plurali per definizione. Non hanno bisogno della conoscenza di una lingua in particolare per essere compresi e quindi non è necessario alcun prerequisito linguistico: il messaggio viene veicolato con le immagini. I silent testimoniano che ogni punto di vista è valido e plausibile e possono essere letti, o meglio decodificati, senza paura di sbagliare.
Ognuno può leggere in quelle immagini una storia diversa, dandole un significato diverso dettato dal proprio vissuto personale e della propria appartenenza culturale. Allo stesso modo, ci saranno linee narrative interpretate in maniera molto simile, a prescindere dal punto di vista culturale, il che ci ricorda che siamo tutti parte della stessa grande famiglia del genere umano.
Ecco perchè il libro senza parole può diventare un potente strumento di comunicazione tra mondi diversi, fedele alleato nella pedagogia interculturale, che non è pedagogia per stranieri, ma per tutti.

Sono ormai diverse le ricerche che testimoniano le potenzialità dei silent book, in particolare nei contesti scolastici: bambini/ragazzi con alle spalle una storia di migrazione e una scarsa padronanza linguistica hanno manifestato una maggiore motivazione a parlare. Scoprendo che non esiste, nel silent, una narrazione univoca, hanno superato la paura dell’errore.
E non solo: dal momento in cui la narrazione non era vincolata all’aspetto linguistico, i bambini/ragazzi si sono sentiti più sicuri nella comprensione e più inclusi nel gruppo dei pari. (Fonte: Progetto internazionale “Visual Journeys: understanding immigrant children’s response to visual images in picturebooks”. Si veda anche Giorgia Grilli e Marcella Terrusi in “Lettori migranti e silent book: l’esperienza inclusiva nelle narrazioni visuali“. Encyclopaideya, 2014.).

Ora, siccome una mentalità interculturale non è scontata, ma va allenata, ecco qualche titolo che può fare al caso nostro:
Silent book su identità, incontro con l’altro, migrazione:
A che pensi? L’altro, C’è posto per tutti, Il figlio unico, Il muro, Testa in su testa in giù, Facciamo cambio, Riflettiamoci, Costruttori di stelle, La Valigia, Migranti, L’approdo.
Silent su tematiche altre:
Piantala, Connessioni, Avventure nel regno di porcellana, Senza fine, Il ninja innamorato, L’Onda, Il signor Scaccialacrime, La prima storia che abbiamo raccontato, La matita, Il mio leone.
L’albo senza parole è magico! Lasciatevi stupire dalla sua meraviglia e dalla sua potenza. Accompagnatelo con la musica. Sperimentatelo con diversi generi musicali. Fatene dono ai vostri bambini; osate insieme e lasciatevi trasportare dal suo incanto.
Il vero obiettivo dell’intercultura non è diventare uguali, ma riconoscerci simili nel nostro essere umani.